Numero di documenti: 97
Felici, o fortunati? Né l'uno né l'altro. Il termine “beati” che ricorre nel testo delle Beatitudini ha invece nel Vangelo secondo Matteo un significato tecnico specifico, che occorre analizzare nel contesto stesso del Vangelo. Esso rimanda al termine “asher”, che apre il Salmo 1, configurando il profilo dell’uomo immerso giorno e notte nella fedeltà orante a Dio. È l’immagine di Gesù che emerge nel racconto di Matteo, che mostra Gesù come il primo dei discepoli, che chiama gli altri a imitarlo e seguirlo nel cercare la volontà di Dio. I “beati” sono perciò i fratelli di Gesù, chiamati a lasciare tutto - patrimonio e famiglia di origine - per seguirlo, e a patire persecuzioni per causa sua, che sarà sempre con loro, in un legame che neanche la morte potrà vincere, grazie alla risurrezione. Aldo Del Monte è stato testimone di questa fedeltà a Cristo, nelle sua esperienza di pastore e Vescovo.
«Per essere adatti e pronti bisogna continuare a ricevere l'“impronta” del “ Signore che si fa servo ”». Così mons. Brambilla, commentando la lettera di san Paolo ai Filippesi (Fil 2,5 - 11) si rivolge a Matteo Balzano e Alessandro Maffioli nella celebrazione che li vede ordinati diaconi nella Cattedrale di Novara. Destinati a un cammino di servizio e d’imitazione del Signore, dovranno rinnovare ogni giorno le motivazioni di una scelta che sarà all’origine di tutti i passi importanti che faranno e delle decisioni che dovranno prendere nel loro ministero.
«Let's party!», festeggiamo!, potrebbe essere il motto riassuntivo di un’umanità che, a partire dal 1950 circa ha incrementato drasticamente il suo impatto sul pianeta in termini di consumo di risorse e produzione di rifiuti. Detonatori di questa “esplosione” sono stati l’impiego massiccio dei combustibili fossili e la scoperta della sintesi dell’ammoniaca, che ha consentito di usare l’azoto atmosferico per “dopare” i terreni moltiplicando la produzione agricola. La popolazione mondiale ha visto così un’impennata verso numeri che si attestano sugli attuali 7 miliardi di persone, destinati ulteriormente a crescere. Ma la “festa” non è destinata a durare ancora molto, e chi verrà dopo di noi si troverà a fare i conti con un pianeta devastato. Per decenni infatti l’abbiamo depredato di risorse, trasformando le foreste in piantagioni estensive, perforandone ogni angolo alla ricerca di petrolio, sempre più costoso, difficile da estrarre e gravido di impatto inquinante. L’atmosfera è divenuta una discarica di anidride carbonica, responsabile dell’aumento costante della temperatura a causa del noto “effetto serra”. Siamo ancora in tempo per fermarci e fare marcia indietro? Forse sì, ma non dobbiamo perdere tempo. Occorre incrementare l’impiego di energie rinnovabili, produrre oggetti che non siano solo pensati per essere venduti e usati, ma anche per riciclarne i componenti, renderci conto che produrre anidride carbonica e altri rifiuti ha un impatto sul “capitale naturale”: un bene di cui fruiamo gratuitamente, ma che non è “gratis”, perché prima o poi sfruttarlo senza criteri ci presenterà un conto assai salato da pagare. Fondamentale quindi è l’educazione, e l’introduzione di criteri pratici che ci spingano a misurare pragmaticamente i danni che arrechiamo all’ecosistema, e a pagare di persona per accantonare le risorse necessarie a ripararli.
È additata da papa Francesco come propellente fondamentale per il cambiamento in meglio della società. Ma la famiglia è oggi fortemente in crisi. Il solido modello patriarcale e i suoi valori, travolti da rivoluzione industriale e boom economico, hanno lasciato il posto a una realtà “liquida”, popolata da adulti che coltivano il mito di un’eterna adolescenza, schiavi dell’imperativo dell’autorealizzazione. Il rapporto di coppia diventa così una fragile alleanza in cui i coniugi sono alla perenne ricerca di se stessi, pronti a “mollare” alla prima delusione. Con i figli nasce un rapporto democratico e affettivo, in una confusione tra ruoli materni e paterni che porta alla scomparsa della paternità. Il mito dell’armonia come ideale di vita famigliare porta a non dire quei “no”, che insegnano al bambino a gestire i vuoti e le mancanze, nel necessario passaggio della dinamica che porta dal bisogno al desiderio. I bimbi sono quindi lasciati ostaggi della loro illusoria onnipotenza, e resi partner e arbitri della loro stessa educazione, come esseri “perfetti” ammirati dagli adulti. Il sogno si infrange bruscamente alle prime difficoltà scolastiche, percepite in famiglia come fallimenti intollerabili. Urge uscire da questa crisi, per il bene dell’intera società. Non si può ovviamente tornare al modello patriarcale, ma occorre trovare nuove strade e nuovi modi. Con alcune linee guida: il recupero dell’autorità come esercizio necessario per la crescita dei piccoli, l’asimmetria educativa che chiama l’adulto a essere guida, il recupero della speranza nel futuro e la fiducia nel patto di alleanza tra le generazioni, dono a fondo perduto da accettare nella gratitudine.
Una “casa comune” dove non siamo i padroni, ma ospiti, alla pari degli altri viventi. È la provocatoria visione del mondo proposta dalla Laudato si’, un‘enciclica che invita la Chiesa e l’umanità a ripensare il rapporto con la natura. Essa infatti ha senso e valore in sé, e non solo in quanto utile all’uomo. Papa Francesco invita così ad abbandonare l’antropocentrismo tipico della cultura ebraica e occidentale per guardare al mondo da molteplici punti di vista, che ci aiutino a coglierne l’inesauribile complessità e le molteplici interdipendenze delle sue componenti. Non si tratta però di un semplice mutamento dello sguardo sul creato e di una sua nuova comprensione. In posta c’è infatti la necessità di costruire un nuovo modello di sviluppo, a cui ciascuno può contribuire, intervenendo sul proprio stile di vita, per renderlo più ecologico e condividerlo con altri. A partire dai consumi personali e famigliari, mirando a ridurre non tanto i costi in sé, ma i costi “ecologici”, cioè l’impatto sull’ambiente e sulla società del modo di vestire, riscaldarsi, alimentarsi. A tavola, quindi, bisogna mettere più cereali e verdure, diminuendo carni e formaggi, per privilegiare invece la qualità e i metodi di produzione che rispettano la dignità degli animali. In città occorre creare spazi per l’incontro, e incrementare le relazioni umane, che sono la ricchezza più grande di una società. È una conversione che anche la Chiesa è chiamata a vivere, abbandonando il modello di vita piccolo-borghese che di fatto ha spesso incarnato e incentivato, per promuovere forme concrete di solidarietà e stili di vita che trasformino concretamente la vita personale e comunitaria, nell’accoglienza di poveri e immigrati e nel rispetto dell’ambiente.
L’intelligenza all’uomo è utile, ma non basta per comprendere e decidere. È quanto afferma il filosofo Silvano Petrosino, che dipinge il quadro di una cultura attuale orientata al “problem solving”. Lo sforzo, cioè, di rimuovere gli ostacoli che impediscono di raggiungere obiettivi e desideri, grazie a strategie vincenti che, applicate passo-passo, permettono di giungere alla meta. Semplice, rapido, con successo assicurato. Ma accanto a “problemi” grandi e piccoli, nella vita quotidiana ci si imbatte in autentiche “questioni”, di fronte a cui l’intelligenza arretra. Trovarsi in classe un bambino che ha appena perso il padre, e dovergli insegnare la tabellina del 3, quando non basta conoscere la matematica. Scegliere se sposare, o no, la donna di cui si è innamorati, dove non basta sapere se si ha un lavoro stabile e se gli esami medici sono tutti OK. Giocare a scacchi con il figlio e farlo vincere, ma senza che se ne accorga, mentre un computer saprebbe solo puntare alla vittoria. Sono esempi di “questioni” di fronte alle quali deve entrare in campo ciò che i filosofi chiamano “ragione”, un pensiero cioè che sa misurarsi con il mistero, l’infinito, il non calcolabile. Là dove non esistono risposte facili, schemi e metodi noti da applicare, ma occorre chiedersi il perché e il senso delle cose. Misurandosi con quel “sapere di non sapere”, che Socrate addita come primo passo verso la conoscenza autentica. È il sapere, delicato e umile, che occorre esercitare quotidianamente nella casa, luogo di intimità e giustizia, in cui si impara ad accettarsi gli uni gli altri, con i propri difetti e le manie. In cui trovano posto vecchi oggetti, apparentemente inutili, ma custodi di memorie famigliari. Un luogo in cui giustizia non significa equità, ma attenzione all’unicità di ognuno e ai suoi bisogni. Tecnocrazia è pretendere di appiattire ogni “questione” a un “problema” da risolvere, dando risposte troppo semplici a una realtà, di fronte a cui, prima del “come”, occorre chiedersi “perché”. E usare la “ragione”, che non è solo “intelligenza”.
Nove incontri per dischiudere il mistero dell’ultimo libro del Nuovo Testamento. Il messaggio del veggente Giovanni, intessuto di visioni e simboli, trattiene il mistero profondo della salvezza, che attende di essere rivelato, per donare nuova speranza all’umanità, assetata di Dio. L’itinerario avrà anche funzione propedeutica a un pellegrinaggio in Turchia e Patmos (agosto 2018) proposto dall’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza, in collaborazione con La Nuova Regaldi e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Novara.
«Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere». Il testo del capitolo 20 dell’Apocalisse ha visto i lettori dividersi, nei secoli, tra interpretazioni letterali - che hanno dato vita ai vari “millenarismi” in attesa della fine del mondo - e allegorico-simboliche. Le prime smentite a più riprese nella storia, le seconde funzionali, di volta in volta, a far dire al testo ciò che l’interprete desiderava nel contesto storico a lui attuale. Ma cosa potevano rappresentavano i famosi “mille anni” nel contesto originario, in cui fu scritto il testo? Per rispondere occorre risalire alle radici della letteratura “apocalittica” - così chiamata proprio dall’ultimo testo dell’Antico Testamento -. Essa raccoglie testi esoterici, commissionati anch’essi dalla classe sacerdotale di Gerusalemme, e destinati non al popolo - come i 24 libri accolti nel canone ebraico rabbanita - ma ai membri stessi del gruppo dirigente. Testi densi dei più alti misteri di Dio, e per questo celati sotto un linguaggio simbolico noto solo agli iniziati. La loro teologia è frutto dell’incontro della religiosità ebraica con quella iranica, conosciuta sotto il dominio persiano e fonte di grande fascino e attrazione. In essa il soprannaturale è ricondotto al primeggiare di un’unica divinità, posta all’origine dello spazio e del tempo, inizialmente fusi in un tutt’uno indefinito. Quest’unità si è rotta per dare luogo al tempo della storia umana, dominata dal conflitto tra bene e male, che dopo 12 mila anni volgerà al termine con il trionfo del bene e il ritorno all’unità originaria, che non sarà mai più turbata. Dio abita oltre il settimo cielo, e la sua sede è collocata in quel centro immobile attorno a cui ruotano tutte le altre stelle, che nel V secolo a.C. coincide con uno degli assi della costellazione del piccolo carro. Adonay, il Dio di Israele, è colui che abita questo luogo unico in cui hanno origine lo spazio e il tempo - scandito dalla rotazione delle stelle - e il tempio di Gerusalemme e l’arca dell’alleanza - “piccolo carro” che riproduce quello celeste - sono la sua dimora sulla terra. Se, come dice il Salmo 90, per Dio mille anni «sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia della notte», 12 ore divine corrispondono a 1000 anni umani. I sei giorni della creazione corrispondono quindi a 12 mila anni. E al loro termine si ha il sabato, che nel testo di Genesi non vede mai il tramonto, e quindi dura… 1000 anni. È appunto tempo nel quale regneranno con Cristo alla fine della storia, come narra il testo dell’Apocalisse, la durata di un dì - secondo il computo divino -, al termine del quale Satana sarà liberato, ma per venire subito sconfitto, e definitivamente dal Cristo risorto, insieme con la morte e con i suoi seguaci, per i quali non ci sarà più posto nella nuova creazione, nel giorno eterno di Dio che non vedrà tramonto. È quanto avviene il sabato santo, in cui Cristo sconfigge per sempre la morte, compimento escatologico del primo sabato, senza tramonto, collocato all’origine dei tempi.
Documentazione delle lezioni tenute nelle seguenti date:
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“Credo in un solo Dio…”. Così ha inizio il testo del Credo, recitato a messa ogni domenica. Redatto nel concilio di Nicea (325 d.C.), esso riassume in 12 articoli la professione di fede della Chiesa. Affermazioni per lungo tempo date per scontate, ma che oggi sempre più suscitano interrogativi. Come e perché si giunti a formularle? E quanto esse rispecchiano autenticamente la realtà e l’intuizione originaria di Gesù di Nazaret? Un percorso in 8 incontri, guidato dal biblista don Silvio Barbaglia, offre spunti di risposta, esplorando il laborioso e affascinante processo che ha portato a ridefinire l’immagine di Dio a partire dal mistero dell’Incarnazione.
Versione in italiano del Vangelo secondo Tommaso (Matteo Grosso) e documentazione delle lezioni tenute da don Silvio Barbaglia nelle seguenti date:
Lezione n. 1 del 6 novembre 2019
Lezione n. 2 del 13 novembre 2019
Lezione n. 3 del 20 novembre 2019
Lezione n. 4 del 27 novembre 2019
Lezione n. 5 del 4 dicembre 2019
Lezione n. 6 del 11 dicembre 2019
Lezione n. 1 del 13 gennaio 2021
Lezione n. 2 del 20 gennaio 2021
Lezione n. 3 del 27 gennaio 2021
Lezione n. 4 del 3 febbraio 2021
Lezione n. 5 del 10 febbraio 2021
Lezione n. 1 del 14 aprile 2021
Lezione n. 2 del 21 aprile 2021
Lezione n. 3 del 28 aprile 2021
Lezione n. 4 del 5 maggio 2021
È ancora possibile annunciare il Vangelo ai giovani? Sì, se si parte dall'incontro personale, dalla costruzioni di relazioni che valorizzano i giovani e li accolgono nella loro singolarità. L'accoglienza diviene così essa stessa annuncio evangelico, all'interno del quale è poi possibile progettare percorsi di catechesi personalizzati.
«L'avete fatto a me», dice Gesù nel giudizio finale (Mt 25,40) a coloro che hanno accolto i piccoli nel suo nome. È quanto il Vangelo chiede di compiere nei confronti di chi giunge fuggiasco da terre flagellate da guerra e povertà.
Documentazione delle lezioni tenute nelle seguenti date:
Documentazione delle lezioni tenute nelle seguenti date:
Lezione n. 1 - 8 maggio 2019
Lezione n. 2 - 15 maggio 2019
Lezione n. 3 - 22 maggio 2019
Lezione n. 4 - 29 maggio 2019
Lezione n. 5 - 5 giugno 2019
Lezione n. 1 del 15 gennaio 2020
Lezione n. 2 del 29 gennaio 2020
Lezione n. 3 del 5 febbraio 2020
Lezione n. 4 del 12 febbraio 2020
Lezione n. 5 del 19 febbraio 2020
Lezione n. 1 del 4/11/2020
Lezione n. 2 del 11/11/2020
Lezione n. 3 del 19/11/2020
Lezione n. 4 del 26/11/2020
Lezione n. 5 del 02/12/2020
Lezione n. 1 del 19 maggio 2021
Lezione n. 2 del 26 maggio 2021